La storia della Cattedrale di Cariati inizia nel 1437, anno in cui la chiesa arcipretale di San Pietro, di fondazione altomedievale, cappella di iuspatronato dei Ruffo, fu eretta in cattedrale, in conseguenza dell’istituzione della sede vescovile di Cariati ad opera di Papa Eugenio IV, su istanza di Covella Ruffo, feudataria della Città. Dell’antico edificio sacro, antecedente all’istituzione della diocesi, che doveva essere a navata unica e di ridotte dimensioni, non resta oggi alcuna traccia, perché esso è stato inglobato nelle successive ricostruzioni cui la chiesa è andata soggetta nei secoli, per più volte, anche a causa delle numerose incursioni dei pirati turco-barbareschi subìte dal paese nei secoli XV-XVIII, che non hanno risparmiato neppure gli edifici sacri. La distruzione più rovinosa, la Cattedrale la subì nel 1544, ad opera del pirata Kair-Eddin detto Barbarossa, che ne asportò persino le campane. A ricostruirla fu il vescovo Properzio Resta (1586-1602).
Altri lavori importanti di restauro e di ampliamento dell’antica struttura si ebbero sotto l’episcopato di Mons. Francesco Gonzaga (1633-1657), al quale si deve, tra l’altro,l’innalzamento della torre campanaria a pianta quadrata (1649) e la costruzione del vicino episcopio. Nel 1737 fu il vescovo Carlo Ronchi (1732-1764) a realizzare altri radicali lavori di modifiche e di ampliamento della cattedrale. Come si legge in un documento dell’Archivio vescovile, il sopracitato vescovo “ordinò che la chiesa totalmente si sfabricasse, e dalle fondamenta la fece di nuovo riedificare in forma molto maestosa da mastro Domenico Fontanella di Rossano, il più eccellente di quel tempo”. Ultimati i lavori nel 1741, lo stesso vescovo la consacrò sotto il titolo di S. Michele Arcangelo e dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Si deve al vescovo Nicola Golia,che resse la Diocesi di Cariati dal 1839 al 1873, l’ultima e definitiva ricostruzione e rifacimento, operato nel periodo che va dal 1845 al 1857. Il progetto di rifacimento e ampliamento dell’ edificio sacro fu affidato al più quotato architetto napoletano dell’epoca, Orazio Dentice (1803-1899), seguace della corrente artistica del Neorinascimento, che s’ispirò a modelli architettonici palladiani, ravvisabili nella presenza dell’ordine dorico all’esterno e di quello ionico all’interno, come anche nella forza plastica delle membrature architettoniche. Dell’esecuzione dei lavori fu incaricato il maestro d’arte Carmine Rugiero da Mandatoriccio.
La nuova struttura fu inaugurata dal vescovo Nicola Golia, nell’ottobre del 1857, con la riconferma della dedicazione a S. Michele Arcangelo, voluta nel Settecento dal vescovo Ronchi. Da allora la Cattedrale di Cariati, mantiene il suo carattere di “sontuoso tempio” in stile neorinascimentale, catalogata tra le più belle chiese calabresi dell’Ottocento. L’esterno presenta una facciata a forma di tempio prostilo, con sei massicce colonne in muratura poggianti su alti basamenti in pietra, sormontate da un frontone triangolare. Nelle due nicchie del pronao, ai lati della porta centrale d’ingresso, sono collocate due grandi statue in pietra di Vicenza, raffiguranti S.Cataldo Vescovo (a sinistra) e S. Leonardo (a destra), rispettivamente protettore e patrono della Città. Non si tratta di opere antiche né di particolare pregio artistico, in quanto realizzate industrialmente alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso. Tra gli elementi architettonici esterni, si segnala il Campanile fatto innalzare dal vescovo Gonzaga (1649) e la cupola maiolicata costruita, verso la metà dell’Ottocento, nell’ambito dei lavori di ampliamento e rifacimento della cattedrale voluti dal vescovo Golia. La bella cupola della cattedrale cariatese, diventata negli anni uno dei simboli del centro storico, poggia su un tamburo prismatico ed è rivestita esternamente con piastrelle colorate di maioloica,di produzione campana. L’interno ha un aspetto magnifico: la forma è quella tipica delle grandi basiliche, con un’ampia navata centrale che termina in un grande presbiterio a forma quadrangolare, dove si trova un pregevole altare maggiore in marmo, decorato a tarsie policrome (eretto nel 1880, ad opera del vescovo Giuseppe Antonio Virdia), e due navate laterali, che terminano con due cappelle, una dedicata al S.S. Sacramento (lato destro) e l’altra (lato sinistro) a S. Cataldo, protettore della Città. La cappella del S.S. Sacramento ha un altare marmoreo di stile barocco, opera di scuola napoletana del Settecento; il rivestimento della parete di fondo della cappella di S. Cataldo e lo stesso altare sul quale è sistemata la statua lignea del santo, entrambi in marmo, sono opera voluta dal vescovo Giuseppe Barillari nel 1898. Alla munificenza dello stesso vescovo si devono gli altari marmorei, tre sul lato sinistro e tre su quello destro, delle due navate laterali, anch’essi eretti nel 1898. Le tre navate sono divise da 12 massicce ed alte colonne binate in stile ionico, in finto marmo; volte a botte coprono tutti gli spazi interni. La volta della navata centrale reca impresso un interessante affresco di Luigi Taglialatela ( 1877-1953), celebre pittore e decoratore napoletano, attivo in Campania e nel Lazio nei primi decenni del Novecento, chiamato a Cariati dal vescovo, anche lui campano (di Ischia), Giovanni Scotti, che resse la diocesi dal 1911 al 1918. L’affresco, eseguito nel 1912, raffigura Il Trionfo di San Michele Arcangelo sul demonio. e richiama un dipinto con lo stesso soggetto, del pittore manierista Guido Reni. Sull’altare maggiore della navata centrale, in una cornice di stucco, troviamo un bel dipinto ad olio,ottocentesco (1863), raffigurante una Vergine Assunta, opera di Raffaele Aloisio (1811-1892), esponente di rilievo dell’Ottocento calabrese, un “neoclassico”, dotato di un tratto incisivo e calibrato, formatosi nell’ambito della scuola napoletana di Domenico Morelli. L’opera di maggiore pregio artistico conservata nella cattedrale è il coro ligneo con 15 stalli, sistemato nel presbiterio fin dal 1854, anno in cui il vescovo Golia lo acquistò dal Convento dei Liguorini di Corigliano Calabro, per abbellire la chiesa da lui riedificata in stile neorinascimentale. L’opera, scolpita finemente in legno, è stata eseguita tra il 1755 e il 1759, dall’intagliatore Girolamo Franceschi di Serra S. Bruno. Opere pregevoli di scultura lignea settecentesca sono anche alcune delle statue di santi presenti in cattedrale: la statua di S. Cataldo, e quelle di S.Leonardo e di S. Pietro, realizzate da botteghe artigiane napoletane, su commissione del vescovo Giovanni Andrea Tria (1720-1726).
(Franco Liguori)
Un progetto ideato e curato da:
Prof. Andrea Calabró, Gabriele Alterino, Valentina Acri Arcuri.
Si ringrazia per la gentile collaborazione:
Alda Montesanto, Katja Maria Sapia, Assunta Scorpiniti, Prof. Franco Liguori, Associazione Fotoamatori Cariati.
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