Non si conosce il nome dell’architetto-progettista, ma dovette trattarsi, come dimostra la perfezione della robusta fortificazione, di un abile ingegnere militare esperto nella progettazione di apprestamenti difensivi, al servizio degli Aragonesi, che tanti castelli, torri e cinte murarie eressero in tutto il Regno di Napoli, a difesa delle zone costiere , bersagliate , a quel tempo, dalle incursioni della pirateria turco-barbaresca. La cortina cinge tutto il borgo arroccato sulla collina e si estende per circa un kilometro di lunghezza; è priva di merlature e intervallata dagli otto bastioni (Spinelli, Travaglia, Grotta, Seminario, Pilè, Spezieria, Valle, Santa Croce), collocati nei punti nevralgici dell’apparato difensivo. L’accesso principale al borgo fortificato era assicurato, originariamente, da una porta monumentale, collocata sul lato orientale della cinta urbica, quello che guarda verso il mare ( e perciò detta “porta marina”), nella zona denominata nel dialetto locale Pilè. Lì si ergeva un ponte levatoio, tanto è vero che ancora oggi, a distanza di secoli, quel luogo è ancora indicato dai cariatesi con l’espressione “’U pontu”, cioè “il ponte”. Una seconda porta di accesso alla città (la “porta di suso”, cioè “di sopra”, come è chiamata negli antichi documenti), si trovava sul lato della cinta urbica che guarda verso la montagna, sito oggi denominato “Porta Pia” o “Ponte Nuovo”.
I torrioni sono costruzioni molto massicce, conformate nella parte bassa, per offrire il minor bersaglio possibile all’offesa delle bombarde e si differenziano tra loro per dimensioni, forma e stato di conservazione. Il torrione meglio conservato è quello denominato “Torrione degli Spinelli”, perché fatto costruire dagli Spinelli, principi di Cariati, durante il periodo del vicereame spagnolo (prima metà del XVI secolo), a difesa della loro dimora, che era ubicata là dove ora c’è il palazzo Venneri, costruito nell’Ottocento sulle sue rovine, ed oggi adibito a sede del Municipio.
L’apprestamento difensivo di Cariati, nonostante i danni subiti, negli anni, da vari episodi di abusivismo edilizio che ne hanno deturpato, in alcuni punti, la bellezza, resta un raro esempio (unico in Calabria) di cinta urbica medievale, il cui paramento murario in pietra si presenta continuo lungo tutto il suo perimetro e in tutta la sua imponenza. La sua importanza di cinta urbica feudale bastionata fu riconosciuta e proclamata da illustri studiosi dei beni architettonici ed artistici della Calabria dei primi decenni del Novecento, che vennero a visitarla e ne rimasero affascinati, da Paolo Orsi che parla di “belle mura bastionate di Cariati” ad Edoardo Galli, che così scrive, dopo un sopralluogo effettuato nel gennaio del 1926: “Il paese di Cariati sulla costa ionica è ancora cinto dalle mura castellane che risalgono al secolo XV. Fra tutti i paesi della Calabria, esso è uno dei pochi che ancora conserva le nobili e poderose vestigia di borgo fortificato”. Uno studioso e giornalista calabrese degli inizi del Novecento, Gaetano Gallo, nel visitare la fortezza di Cariati, pensando ai feudatari che hanno dominato sulla cittadina e ai quali si deve la fortificazione del borgo medievale, i Ruffo prima (XV secolo) e gli Spinelli dopo (XVI-XVII), ebbe a definirla in un suo articolo: “la formidabile rocca dei Ruffo e degli Spinelli”.
(Franco Liguori)
Un progetto ideato e curato da:
Prof. Andrea Calabró, Gabriele Alterino, Valentina Acri Arcuri.
Si ringrazia per la gentile collaborazione:
Alda Montesanto, Katja Maria Sapia, Assunta Scorpiniti, Prof. Franco Liguori, Associazione Fotoamatori Cariati.
Info, domande, richieste, collaborazioni.
info@ilovecariati.it
Richieste, domande, segnalazioni techiche.
hello@tastevanilla.com
Adding {{itemName}} to cart
Added {{itemName}} to cart