Cinta Muraria

Caratteristica singolare del centro storico di Cariati è quella di essere ancora interamente racchiuso in una cinta urbica medievale in buono stato di conservazione, le cui origini risalgono all’epoca della dominazione bizantina, quando l’imperatore Niceforo Foca, tra il 963 e il 969, avviò un progetto di edificazione di opere militari nei luoghi più strategici della Calabria dal punto di vista geografico, atte alla difesa dei suoi domini contro i continui attacchi dei Saraceni. Le mura che oggi vediamo, però,non sono quelle edificate dai Bizantini, ma fortificazioni del XV secolo, risalenti, cioè, al periodo aragonese, allorquando Cariati era capoluogo di un grande feudo (la Contea di Cariati) della potente famiglia dei Ruffo, signori di gran parte della Calabria. Si deve proprio alla munificenza della famiglia Ruffo e, in particolare, della principessa Covella, che per Cariati ebbe una particolare predilezione, tanto da fissarvi la sua residenza, il consolidamento del vecchio kastron bizantino di Cariati, con l’edificazione di una cinta muraria bastionata, costruita, con ogni probabilità, sulle fondamenta della fortezza bizantina. La cinta muraria quattrocentesca, inframezzata da otto torrioni, alcuni di forma semicircolare ed altri poligonali, dà al paese appollaiato sulla collina in vista del mare, l’aspetto suggestivo di un “borgo turrito” medievale, ed è la meglio conservata di tutta la regione. Con i suoi bastioni di blocchi cordonati, i torrioni tronco-conici e poligonali, le cortine protezionali ampliate verso il mare, la cinta urbica cariatese s’ispira al principio difensivo della “muraglia bastionata”, molto seguito nel XV secolo dagli architetti militari aragonesi, come Francesco di Giorgio Martini, che progettò i castelli di Castrovillari, di Crotone e di Corigliano. Il materiale col quale sono state costruite le mura di Cariati, è costituito principalmente da ciottoli di fiume, ma non mancano i blocchi di pietra squadrata, insieme a frammenti di laterizi e a blocchi di arenaria, quest’ultimi usati per la costruzione delle feritoie. I cordoli che dividono la scarpa dal tronco della cinta muraria e delle torri, sono stati realizzati con mattoncini in cotto, arrotondati su un lato, che fanno un bell’effetto cromatico. Le mura nel loro insieme non si configurano come un castello, inteso come singola costruzione fortificata, ma tutto il borgo fortificato acquista l’aspetto di una vera e propria roccaforte, che domina con la sua imponenza il sottostante vicino litorale ionico.
Palazzo Venneri - Municipio

Non si conosce il nome dell’architetto-progettista, ma dovette trattarsi, come dimostra la perfezione della robusta fortificazione, di un abile ingegnere militare esperto nella progettazione di apprestamenti difensivi, al servizio degli Aragonesi, che tanti castelli, torri e cinte murarie eressero in tutto il Regno di Napoli, a difesa delle zone costiere , bersagliate , a quel tempo, dalle incursioni della pirateria turco-barbaresca. La cortina cinge tutto il borgo arroccato sulla collina e si estende per circa un kilometro di lunghezza; è priva di merlature e intervallata dagli otto bastioni (Spinelli, Travaglia, Grotta, Seminario, Pilè, Spezieria, Valle, Santa Croce), collocati nei punti nevralgici dell’apparato difensivo. L’accesso principale al borgo fortificato era assicurato, originariamente, da una porta monumentale, collocata sul lato orientale della cinta urbica, quello che guarda verso il mare ( e perciò detta “porta marina”), nella zona denominata nel dialetto locale Pilè. Lì si ergeva un ponte levatoio, tanto è vero che ancora oggi, a distanza di secoli, quel luogo è ancora indicato dai cariatesi con l’espressione “’U pontu”, cioè “il ponte”. Una seconda porta di accesso alla città (la “porta di suso”, cioè “di sopra”, come è chiamata negli antichi documenti), si trovava sul lato della cinta urbica che guarda verso la montagna, sito oggi denominato “Porta Pia” o “Ponte Nuovo”.

I torrioni sono costruzioni molto massicce, conformate nella parte bassa, per offrire il minor bersaglio possibile all’offesa delle bombarde e si differenziano tra loro per dimensioni, forma e stato di conservazione. Il torrione meglio conservato è quello denominato “Torrione degli Spinelli”, perché fatto costruire dagli Spinelli, principi di Cariati, durante il periodo del vicereame spagnolo (prima metà del XVI secolo), a difesa della loro dimora, che era ubicata là dove ora c’è il palazzo Venneri, costruito nell’Ottocento sulle sue rovine, ed oggi adibito a sede del Municipio.

L’apprestamento difensivo di Cariati, nonostante i danni subiti, negli anni, da vari episodi di abusivismo edilizio che ne hanno deturpato, in alcuni punti, la bellezza, resta un raro esempio (unico in Calabria) di cinta urbica medievale, il cui paramento murario in pietra si presenta continuo lungo tutto il suo perimetro e in tutta la sua imponenza. La sua importanza di cinta urbica feudale bastionata fu riconosciuta e proclamata da illustri studiosi dei beni architettonici ed artistici della Calabria dei primi decenni del Novecento, che vennero a visitarla e ne rimasero affascinati, da Paolo Orsi che parla di “belle mura bastionate di Cariati” ad Edoardo Galli, che così scrive, dopo un sopralluogo effettuato nel gennaio del 1926: “Il paese di Cariati sulla costa ionica è ancora cinto dalle mura castellane che risalgono al secolo XV. Fra tutti i paesi della Calabria, esso è uno dei pochi che ancora conserva le nobili e poderose vestigia di borgo fortificato”. Uno studioso e giornalista calabrese degli inizi del Novecento, Gaetano Gallo, nel visitare la fortezza di Cariati, pensando ai feudatari che hanno dominato sulla cittadina e ai quali si deve la fortificazione del borgo medievale, i Ruffo prima (XV secolo) e gli Spinelli dopo (XVI-XVII), ebbe a definirla in un suo articolo: “la formidabile rocca dei Ruffo e degli Spinelli”.

(Franco Liguori)

Comune di Cariati

Cariati: svela i segreti, trova i tesori

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Un progetto ideato e curato da:
Prof. Andrea Calabró, Gabriele Alterino, Valentina Acri Arcuri.

Si ringrazia per la gentile collaborazione:
Alda Montesanto, Katja Maria Sapia, Assunta Scorpiniti, Prof. Franco Liguori, Associazione Fotoamatori Cariati.

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