IL PORTO DI CARIATI
È l’infrastruttura più importante di Cariati, inserita in una pittoresca cornice paesaggistica e indicata come porto peschereccio e turistico di IV classe. Il porto di Cariati ha caratteristiche adeguate per essere rifugio per le barche dei pescatori locali e, nel contempo, per accogliere il turismo nautico e per l’approdo di battelli da diporto. La sua storia inizia nel 1973, con l’assegnazione da parte della Regione Calabria di un finanziamento per la realizzazione di un porto peschereccio, e l’affidamento della progettazione all’architetto Saverio Liguori e all’ingegnere Vincenzo Scalzo. Un complicato iter burocratico, politico e amministrativo, ha portato, nel 1975, alla posa della prima pietra e al successivo avvio dei lavori, che fra difficoltà e vicissitudini si sono protratte per lunghi anni, con la realizzazione di diversi lotti il cui ultimo è stato inaugurato nel 2009. Anche se non del tutto completo, il porto di Cariati è molto fruito nelle sue funzioni. Protetto da un molo di sopraflutto a gomito e da un molo di sottoflutto, ha la riva banchinata; la parte di sottoflutto, dove sono gli ormeggi delle barche turistiche e da diporto, è graziosamente attrezzata e quindi molto frequentata dalla popolazione locale, e non solo, per rilassanti passeggiate panoramiche. In attesa di nuovi piani di completamento e di gestione, che consentiranno l’espressione delle molteplici potenzialità, il porto di Cariati mantiene intatte tutte le sue promesse di essere volano di sviluppo del territorio. Resta, ad ogni modo, oltre che un’area di lavoro e di approdo turistico, uno dei luoghi più suggestivi del paese. Basta venirci all’aurora, a vedere il sole che s’accende nel cielo regalando al mare incredibili sfumature di colore, oppure al tramonto, per assistere al ritorno dei pescherecci su uno sfondo dorato di mare e di paese, o ancor più la notte, quando dal molo di sopraflutto, Cariati, con il suo scenario di luci e di colline cosparse di piccoli paesi, offre la sua visione più incantevole.
LA NASCITA DELLA MARINERIA CARIATESE E L’ARRIVO A CARIATI DEI MAESTRI D’ASCIA
Numerosi studi storici attestano la presenza, dalla fine del Settecento e poi nell’Ottocento, sulle marine ioniche, di mercanti, pescatori, imprenditori, maestranze che appartenevano alla cosiddetta marineria napoletana, comprendente quella amalfitana e sorrentina, la prima in Italia e una delle prime nel mondo.
In quel contesto, e in coincidenza con la realizzazione delle opere di bonifica delle coste, dopo l’Unità d’Italia, ci fu la migrazione dalla costiera d’Amalfi di tanti pescatori che, attratti dalla pescosità del mare, si stabilirono a Cariati portando la specializzazione della pesca e dando vita, unitamente ai pescatori locali, alla storica marineria cariatese.
I pescatori provenienti di Amalfi, tornavano spesso in costiera sia per formare le ciurme, sia per la costruzione delle barche, dove l’arte risaliva all’epoca della gloriosa Repubblica Marinara. Un giorno, qualcuno decise di chiamare in loco un maestro d’ascia amalfitano, Natale Monti, che venne a prestare la sua opera direttamente sulla spiaggia di Cariati. Era il 1919. Il maestro era originario di Napoli, ma viveva e lavorava a Maiori in provincia di Salerno. Non passò molto tempo che andò a prendere la moglie Raffaella e il figlioletto perché a Cariati, da sempre molto accogliente, aveva già costruito casa e cantiere in mezzo al paese. L’arte del maestro Natale, che ebbe numerosi discepoli, a loro volta divenuti maestri, è proseguita con i figli Cataldo e Vincenzo e poi con l’allievo Antonio Montesanto, che è titolare, insieme ai figli, del grande cantiere che si trova nell’area portuale; un esempio di piccola cantieristica navale tra le più rinomate del Sud Italia.
NASCITA DEL BORGO MARINARO ED ESPANSIONE DELLA MARINA DI CARIATI
Si può affermare che la Marina di Cariati nasce e ha il suo sviluppo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, anche se, annota lo storico Franco Liguori, già alcuni secoli prima, nella zona dove oggi sorge la chiesa della Madonna delle Grazie, “si era formato un piccolo agglomerato di case, indicato nelle stampe dell’epoca borgo d’abbasso”. Era probabilmente costituito da piccole case di pescatori, con riparo degli attrezzi di pesca. L’incremento della popolazione della Marina si ebbe, afferma sempre Liguori, dal 1870, quando a Cariati fu aperto al pubblico lo scalo ferroviario della tratta Taranto-Reggio Calabria, che, oltre a togliere la cittadina dall’isolamento, accolse nuove famiglie che vi erano impiegate. Quella che divenne la borgata Marina, e già aveva, nella parte più alta, botteghe di maestri vasai, diventò più attrattiva per imprenditori e commercianti pugliesi e campani che vi impiantarono le loro attività industriali, quali piccole fabbriche per la lavorazione di mattonelle e laterizi, fornaci per la cottura delle terraglie, frantoi oleari ed empori fabbrichette di sapone, salagioni per la conservazione del pesce. Dopo la prima guerra mondiale, in zona Stabilimento fu impiantato il terminale di una teleferica che faceva giungere i tronchi d’albero dall’altopiano Silano, per essere poi imbarcati su bastimenti che li trasportavano nelle sedi di lavorazione; inoltre, tra gli anni Trenta e Quaranta, nella stessa area della Marina fu attivo un Ginestrificio, per l’estrazione delle fibre tessili dalla ginestra. Tutte queste attività, alle quali erano annessi grossi magazzini, cisterne e punti di smercio, avevano determinato un aumento della popolazione che arrivò a contare, nel 1914, circa 600 abitanti, tant’è che il vescovo dell’epoca, mons. Giovanni Scotti, decise di elevare a parrocchia la chiesa della Madonna delle Grazie, esistente dal Cinquecento, con annesso un piccolo convento dei Cappuccini (Liguori, 2022). Negli anni Trenta del 900 iniziarono a vedersi, in prossimità della spiaggia, le casedde, ovvero le abitazioni realizzate dalle famiglie dei pescatori, con annesse piccole costruzioni a forma di cupola, in cui venivano custoditi i mistèri, ovvero l’arsenale di pesca; era la prima definizione di quello che sarà il borgo marinaro, con le case delle famiglie storiche dei pescatori di Cariati allineate sul tratto prospiciente il mare, ciascuna con proprio scaru, la spiaggia antistante, che fungeva da ricovero per le barche e laboratorio delle reti, oltre che da naturale prolungamento degli spazi domestici. Il borgo sarà poi completato con la costruzione delle case nella parallela Via Matteotti. La Marina, che con le guerre mondiali aveva perso dinamismo e numerose attività industriali, si caratterizzò sempre più, quindi, come borgo marinaro. E in generale, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, essa conobbe, grazie alle rimesse di centinaia di cariatesi emigrati nella Germania Federale, una grande espansione edilizia e demografica che portò i vari governi alla realizzazione di importanti opere pubbliche, a partire dalle scuole, la caserma dei Carabinieri, l’Ospedale Civile, il Porto e via dicendo.
LE FAMIGLIE DELLA PESCA
Le famiglie marinare “storiche” di Cariati discendono per la maggior parte da pescatori amalfitani, che alla fine dell’Ottocento, dopo l’Unità d’Italia e la bonifica delle coste, sono migrati sulle nostre coste portando la specializzazione della pesca. Il loro arrivo si determinò nel contesto di un movimento di mercanti, imprenditori, maestranze, pescatori provenienti dalla Campania; questi ultimi si unirono ai pochi pescatori locali e, in seguito, ad altri originari della Sicilia e diedero così vita alla grande marineria cariatese, una delle più rinomate di Calabria per numero di imbarcazioni e capacità degli addetti. Le famiglie della pesca erano indicate con i soprannomi con cui erano risconosciute; i cognomi sono per lo più, gli stessi che si possono trovare ad Amalfi, Atrani, Vettica, Maiori, ed altri centri della costiera campana. Nell’ordine di scaru, nel borgo, procedendo da Nord a Sud, lungo la linea delle case si trovavano: i Vajàni (Critelli), i Zagarògni (Santoro), Occhiàti e Capùni (Graziano), i Ndon’i Cicci (Russo), i Cateddu (Critelli), i Pignòli (Aiello), i Cutrì-Geganti (Montesanto), i Calabrò (Ndriuni), i Zotti (Zolli), i Gnazzi (Russo), i Scalisi e i Martini (Russo e Gentile), i Feròti (Rispoli), i Panazzi (Gentile), i Sinnichi Mèrichi (Russo), i Paturzi, i Tranquillo, i Midji (Alterino); altre famiglie della pesca, un po’ decentrate rispetto al borgo, erano i Ndonareddi, i Frontera, i Palmieri (Lobbi), i Covello e i Cannas. Al capofamiglia era riconosciuto un certo prestigio, per la sapienza del mare e perché era in genere anche il capobarca; la donna aveva un ruolo centrale nella gestione della vita quotidiana e dei rapporti sociali. A partire dagli anni Cinquanta/900, la motorizzazione delle barche, la massiccia emigrazione in Germania, il turismo balneare, oltre alla costruzione di porto e lungomare, hanno cambiato il mondo della pesca a Cariati, senza però mai spezzare il legame delle persone e delle famiglie con il mare.
(Assunta Scorpiniti)
Un progetto ideato e curato da:
Prof. Andrea Calabró, Gabriele Alterino, Valentina Acri Arcuri.
Si ringrazia per la gentile collaborazione:
Alda Montesanto, Katja Maria Sapia, Assunta Scorpiniti, Prof. Franco Liguori, Associazione Fotoamatori Cariati.
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