Uno degli episodi più celebri della vita di San Cataldo è il miracolo del “pane di San Cataldo”, dove durante una grave carestia a Taranto, il santo distribuì equamente il poco cibo rimasto in città ai poveri, e miracolosamente il cibo si moltiplicò, garantendo a tutti un sufficiente ristoro. Questo gesto di carità e prodigio consolidò la reputazione di San Cataldo come protettore dei bisognosi.
La festa religiosa segue lo schema delle feste patronali dell’Italia meridionale, coinvolgendo emotivamente e religiosamente i fedeli, emigrati, pellegrini e persino coloro che si definiscono non credenti. Oltre all’aspetto religioso e culturale legato alla tradizione, la festa offre un’opportunità di grande aggregazione sociale, a cui nessuno si sottrae. Si inizia con un Novenario e un Triduo di preghiera nella Cattedrale, addobbata con il tradizionale “parato”, e la sacra effigie del Santo, scolpita dal Vescovo Tria nel 1726 da artisti di scuola napoletana, viene portata in processione per i vicoli del centro storico, seguita da un lungo corteo e accompagnata dalla banda musicale.
Durante la processione, i fedeli esprimono pubblicamente la loro riconoscenza al Santo dispensatore di grazie, con aspetti della religiosità popolare come i bambini vestiti come il Santo, le donne che camminano scalze e cinte di corda e gli uomini che trasportano il “majo” votivo, un enorme palo addobbato con dolci rustici chiamati “cudduredd i Santu Catavuru”, ricoperti di zucchero e decorati con fiori e nastri colorati.
Il momento più emozionante è quando la statua di San Cataldo è posta sul punto più panoramico dell’antica cinta muraria per la benedizione del paese e del mare, particolarmente attesa dai pescatori, e il momento è accompagnato da fuochi pirotecnici, applausi e musica festosa della banda musicale. La processione prosegue verso il santuario costeggiando un tratto di mare, e durante il percorso, i fedeli e coloro che chiedono o hanno ricevuto grazie possono partecipare con profonda devozione.
I festeggiamenti civili nel centro storico con luminarie, intrattenimento musicale, bancarelle, giostre e fuochi d’artificio, attirano giovani provenienti dai paesi circostanti. Dopo la festa, il santuario diventa meta di continui pellegrinaggi, con persone che “vanno a trovare” San Cataldo come a un amico, riflettendo la spontaneità della devozione nella vita quotidiana. Nella prima domenica di giugno, la Venerata Statua viene riportata in Cattedrale con una processione che conclude le manifestazioni religiose.
San Cataldo testimonia l’importanza della fede e della spiritualità nella vita dei cariatesi, che si rivolgono al Santo come a un amico nelle loro necessità e difficoltà. Oltre a essere un punto di riferimento spirituale, la figura di San Cataldo attira visitatori e pellegrini, contribuendo a unire la comunità di Cariati in una celebrazione vibrante e significativa. La sua devozione e tradizione continueranno a ispirare e unire le persone, mantenendo viva la fede e la spiritualità per le generazioni future.
(Alda Montesanto)
Un progetto ideato e curato da:
Prof. Andrea Calabró, Gabriele Alterino, Valentina Acri Arcuri.
Si ringrazia per la gentile collaborazione:
Alda Montesanto, Katja Maria Sapia, Assunta Scorpiniti, Prof. Franco Liguori, Associazione Fotoamatori Cariati.
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